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TORRENTE BRENT DE L’ART

Il termine “Brent”, ovvero “Brenta”, deriva dal dialetto della Valbelluna e indica un torrente che scorre in fondo ad una valle profonda e stretta. Da qui il termine “Brentana“ che identifica il momento in cui il corso d’acqua, dopo numerosi giorni di pioggia intensa e persistente, si ingrossa e aumenta di velocità. “Art”, il termine dialettale di Ardo ,deriva da “ Artus” ovvero gola rocciosa. Il Torrente Ardo è un affluente del fiume Piave. Da non confondere con l’altro torrente Ardo che nasce invece alle sorgenti della Schiara a Belluno e che anch’esso si tuffa poi nel Piave .

I Brent de l’Art sono una conformazione naturale, molto simile ad un canyon, dovuta a migliaia di anni di erosione da parte dall’acqua, che ha riportato alla luce strati di roccia formatisi milioni di anni fa.

Questa erosione è dovuta dai detriti che l’acqua trasporta in queste strette valli. Sassi e piante travolti dalla piena d’acqua, una volta entrati nel canyon creano dei mulinelli, sbattono sulle pareti scavando la roccia e poi fluiscono a valle. Lo scorrere dell’acqua in valli strette come quella dei Brent è anche caratterizzata anche dal rumore notevolmente amplificato dell’acqua che scorre, fatto che non accade nelle normali valli più aperte.

Si presume che l’opera di scavo naturale più importante sia durata dai 10.000 ai 15.000 anni, in coincidenza con il disgelo seguito alla fine della Glaciazione Wurmiana terminata 9.000 – 10.000 anni prima di Cristo e che continui, anche se in maniera molto più debole, ancora oggi.

Non è raro trovare nelle anse più strette e sulle curve del fiume, molti sassi ruvidi di forma quasi sferica. Questi sono i sassi che vorticano in cerchio sulle pareti dei Brent modellando, come uno scultore provetto, la roccia.

Il tipico colore rosso dei Brent è dovuto dalla presenza della “Scaglia Rossa” cretacea, una roccia formatasi durante il Cretaceo Superiore, ovvero 90-65 milioni di anni fa. Essa è composta da depositi di fanghi carbonatici mescolati a gusci fossili foraminiferi planctonici (invertebrati marini) che la rendono un materiale facilmente erodibile, anche se presenta una buona stabilità verticale. Questa conformazione rocciosa forma le pareti dei Brent de l’Art, rivelando i suoi strati calcareo-marnosi generalmente di colore rosso mattone, dovuto dalla presenza di ossidi di ferro, e strati più biancastri dovuti a una decolorazione secondaria, entrambi intervallati da ulteriori strati di argille rosse e grigio-verdoline.  Queste particolari caratteristiche geologiche rendono conto della maestosità e della bellezza dei Brent de l’Art, un luogo che consente un eccezionale salto nel tempo, a milioni e milioni di anni fa.

 

Per effettuare l’escursione nei sentieri tracciati, è consigliato l’uso di scarponi da montagna o scarpe da trekking . Mentre per la discesa nel torrente e le attività di canyoning o torrentismo, si possono fare esclusivamente accompagnati dalle Guide Alpine . D’inverno è consigliato anche l’uso di ramponi e caschetto. Queste figure professionali sapranno soddisfarvi sia dal punto di vista della visione delle forre che per la spiegazione delle tradizioni folkloristiche ed enogastronomiche nonché delle bellezze locali.

I Brent de l’Art si trovano nella frazione di Sant’Antonio di Tortal del comune di Borgo Valbelluna, in provincia di Belluno.

Un percorso semplice per arrivarci parte dalla piazza di Trichiana (altra frazione di Borgo Valbelluna) dalla quale si possono seguire le indicazioni per S. Antonio o per Passo S. Boldo (detto anche la “Strada dei 100 giorni”).

Dopo circa 5 km si arriva all’abitato di Sant’Antonio.

Per chi arriva dal Passo San Boldo si prosegue in direzione Trichiana fino al S. Antonio.

Arrivati in paese ci sono tre luoghi segnalati per parcheggiare le auto: uno è in prossimità del cimitero, uno nel centro del paese vicino all’ufficio postale ed uno che si trova sulla strada che porta ai Brent a circa 100 metri dalla piazza.

Da quest’ultima si segue il cartello che indica “Brent de l’Art” lungo la stradina asfaltata in mezzo alle case e prima del Borgo delle case Dal Magro si può individuare il parcheggio sia a destra che a sinistra della stradina e si possono trovare anche i cartelli informativi sulle norme comportamentali da rispettare durante l’escursione e soprattutto in prossimità del corso d’acqua.

Parcheggiata l’auto si prosegue a piedi per la strada che porta dritta in mezzo al borgo di case e che in seguito, oltrepassata la collina, diventa sterrata.

Dopo una semplice camminata di circa 10 minuti si giunge alla piazzola in località calcherola (quest’ultima utilizzabile solo e esclusivamente da veicoli autorizzati o da mezzi di soccorso).

A questo punto ci si trova davanti ad un bivio, si imbocca la strada a sinistra che diventa rapidamente un sentiero a gradoni il quale porta in 10 minuti di rapida discesa al ponte Brent e quindi all’imbocco del Brent Grande.

La strada del ritorno sarà la stessa, oppure si può fare un giro ad anello di circa 4 km che riporta poi a Sant’Antonio.

Vale la pena soffermarsi sulla breve storia del  vecchio ponte che è resistito fino all’alluvione del 1966 quando è stato distrutto  per essere poi ricostruito circa una decina di anni fa. Il ponte era stato da sempre molto usato, perché nelle vicinanze erano presenti diverse “calchere” (fornaci per produrre la calce) e perché era un’usuale via di transito per quella parte di popolazione che abitava la parte alta dei comuni limitrofi di Mel e di Trichiana.

Per il ponte facevano passare anche i defunti di notte per evitare di pagare i dazi che in passato erano abitualmente in uso durante il transito un comune all’altro. Con questi stratagemmi passando nelle ore più buie si cercava di evitare tali balzelli.

Dal ponte si può ammirare l’imboccatura del Brent Grande in tutta la sua maestosità. Consigliamo sempre di farsi accompagnare nella sua scoperta da persone esperte come le Guide Alpine.

Con le stesse ,in inverno se il freddo di gennaio e febbraio è intenso sul corso d’acqua si forma uno strato sufficientemente spesso di ghiaccio, che permette  d’addentarsi fino nelle anse più lontane dal ponte, mentre in annate molto fredde (ormai rare) si arriva ad attraversare il Brent Grande per intero fino alla Marmitta d’uscita, c’è poi la possibilità, sempre accompagnati, di esplorare altri canyon che distano poche centinaia di metri dal Brent in questione. Ogni formazione rocciosa è sempre diversa l’una dall’altra, le cascate e le stalattiti di ghiaccio assumono colori meravigliosi a seconda dell’esposizione luminosa.

In estate, per i meno freddolosi accompagnati sempre dalle Guide specializzate, si può percorre il tragitto a nuoto con muta da sub e salvagente.

Se d’inverno sono le grandi e bianche colate di ghiaccio le protagoniste, nelle altre stagioni è un’esplosione di colori, con l’acqua che diventa color smeraldo e le varie rocce multicolore che creano uno spettacolo per gli occhi.

Per le attività di canyoning , sempre con l’accompagnamento delle Guide Apline, oltre alle forre dell’Ardo, in provincia di Belluno ci sono tante formazioni simili e con salti di roccia e cascate molto alti (Val di San Mamante a Castion, Val Maggiore in Alpago, Val Maor a Mel, per citarne alcune) da percorrere in tutta sicurezza con chi lo fa di mestiere e con le attrezzature adatte.

 

fonte: pro loco Trichiana

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